lunedì 29 dicembre 2014

Conosciamo i nostri piedi in statica e dinamica...

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Nella pratica sportiva generalmente il piede è la parte più sovraccaricata e soggetta a notevole stress, che può comunque essere notevolmente ridotto correggendo e rieducando la sensorialità e propriocettività dell'appoggio evitando molte sollecitazioni dannose per il piede ed il resto del corpo. Non sempre il piede appoggia in maniera corretta, secondo la conformazione plantare, vi può essere un appoggio anomalo che carica eccessivamente  l'interno e l'esterno.
 Il piede anatomicamente è un organo molto strutturato, caratteristico della specie umana, la sua funzione statica e dinamica lo rende ancora più complesso. L'architettura podalica comprende tre archi e tre zone d'appoggio principale, il bordo esterno presenta una banda continua in contatto col suolo, mentre invece il bordo interno manca di un appoggio centrale. L'altezza della volta plantare è variabile da un soggetto all'altro in base alla propria morfologia, la sommità della volta resiste a grandi forze di compressioni e sforzi di trazione con i legamenti plantari.
Fisiologicamente il piede in dinamica appoggia: inizialmente sulla parte esterna del tallone, successivamente, con movimento rotatorio scarica il peso verso la punta, inclinandosi appoggia l'arco plantare. Tutto questo aiuta a sensibilizzare l'impatto con il terreno.
La valutazione di un soggetto si può fare in due modi molto semplici:

a- osservando l'intersuola della scarpa, se i talloni convergono verso il basso e sono deformati nella parte interna siamo in presenza di un appoggio iperpronato.
b- se invece le suole presentano un'usura forte nella parte esterna l'appoggio è in supinazione.

Proposta pratica per la stabilizzazione caviglia-ginocchio-anca



















Prof. Ciro Abbruzzese
 

martedì 23 dicembre 2014

AUGURI A TUTTI

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AUGURI A TUTTI,
a chi mangerà il petto di pollo alla griglia e a chi il panettone, a chi andrà comunque ad allenarsi e a chi si riposerà passeggiando per le strade illuminate...LIBERTA'...

passate questi giorni come meglio credete senza giudicare chi non la pensa come voi, non è una gara è una FESTA e il più "virtuoso" non vince nulla...

BUON NATALE !!!

Studio Phisiofit Latina
pt Simona Spagni
Prof. Ciro Abbruzzese

lunedì 22 dicembre 2014

Uno spunto di riflessione... tra apparenza e sostanza

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L'immagine in ogni professione a diretto contatto con i clienti rappresenta un ottimo biglietto da visita e ciò vale anche per il personale trainer.
Appare infatti evidente che nella scelta del professionista del fitness dal quale vogliamo essere seguiti e supportati nel nostro percorso di benessere un ruolo importante lo rivesta anche il suo aspetto esteriore a testimonianza di uno stile di vita sano e sportivo.
Dietro tutto ciò deve però esserci anche molto altro, non si può ricondurre tutto alla sola apparenza come purtroppo spesso accade. Un istruttore può essere un ottimo insegnante pur con qualche chilo in più e affermazioni che esaltino la sola fisicità oltre che non condivisibili, sono esternamente dannose per tutti. Non dimentichiamo infatti che fitness e salute sono strettamente correlati e allenamenti errati possono provocare danni anche seri soprattutto in presenza di patologie e disequilibri scheletro-muscolari.

Un buon personale trainer, oltre che "fisicato" deve formarsi correttamente, aggiornarsi costantemente ed avere un atteggiamento professionale ed eticamente corretto, conoscere i propri limiti e studiare per superarli, e sapersi anche tirare indietro in presenza di casi che non è oggettivamente in grado di trattare perchè privo delle specifiche conoscenze o perchè di competenza di altro professionista.
Solo in quest'ottica si può veramente offrire ai nostri clienti un servizio sempre più qualificato che ha come principale obiettivo il benessere della persona a 360°.

p.t. Simona Spagni
Prof. Ciro Abbruzzese

giovedì 11 dicembre 2014

Le scapole alate dei giovani "Leptosomi"

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Nei giovani "Leptosomi" soprattutto in età evolutiva della crescita 12/14 anni, data la crisi puberale pre-adolescenziale a cui si associa un notevolissimo momento strutturale osteo-articolare (proceritas secunda) le scapole rappresentano il più diffuso dei paramorfismi del rachide potendosi presentare distaccate e lateralizzate. Tutto ciò comporta un dorso ampio e piatto, associato ai pettorali addotti dall'omero per effetto della biarticolarità.

 Da ciò deriva una notevole ipotonicità dei muscoli fissatori scapolari (Gran dentato. romboide minore e maggiore, elevatore scapolare).Questo paramorfismo determina un'instabilità a tutto il complesso scapolare articolare, provocando cosi una perdita di controllo della posizione della testa omerale in rapporto alla cavità glenoidale durante la mobilità attiva.
Appare dunque di fondamentale importanza per la stabilità prossimale dell'arto superiore che le scapole siano corrette e simmetriche.




Proposta pratica: Prof. Ciro Abbruzzese

martedì 2 dicembre 2014

Sovraccarico Meccanico del gomito "Epicondilite"

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L'Epicondilite è la presenza di un dolore acuto ed intenso nella regione esterna del gomito infiammando il tendine dell'inserzione ossea "epicondilo omerale". Su tale sporgenza ossea ci sono i tendini dei muscoli epicondiloidei:
- estensore comune delle dita
- estensore radiale lungo del carpo
- estensore radiale breve del carpo
- estensore ulnare del carpo

L'epicondilite non è una patologia solo per gli sportivi, ma per tutti coloro che sottopongono il gomito a sollecitazioni eccessive e ripetitive nel gesto d'estensione (avambraccio - polso) sovraccaricando cosi il tendine del muscolo estensore breve del carpo. Ricordiamo che il gomito è un'articolazione intermedia dell'arto superiore, che permette l'adattamento in lunghezza del braccio in rapporto al corpo, grazie ai movimenti di flesso-estensione (articolazione radio-ulnare) e prono-supinazione per l'rientamento della mano (articolazione omero-radiale) innervazione C6-C7.
Molti studi hanno dimostrato che il 60% delle tendinopatie possono essere accompagnate anche da neuropatie, in questo caso associato ad una compressione del nervo interosseo posteriore  nell'Arcata di Froshe, causando deficit motori.
Oggi grazie a precisi studi accompagnati da tecniche evolutive nella rieducazione funzionale, si considera il gomito, un'unico segmento dal rachide cervicale inferiore, spalla, gomito fino alla mano.
Proposta Pratica per un lavoro funzionale-preventivo sul gomito:

Prof.Ciro Abbruzzese